La terapia miofunzionale è un metodo rieducativo che ha come obiettivo il ripristino del tono e della motilità della muscolatura oro-facciale e quindi la correzione di funzioni che sono appannaggio dell’apparato stomatognatico: deglutizione, masticazione, respirazione e fonazione.
Spesso questa terapia viene prescritta in caso di deglutizione disfunzionale. Che cos’è? Si definisce come il permanere di uno schema motorio di tipo infantile anche dopo l’eruzione di tutti i denti. La lingua non esercita pressione nella zona delle rughe palatine, bensì effettua una spinta anteriore sulle arcate dentali oppure si può interporre tra di esse. Inoltre viene ingaggiata anche la muscolatura mimica (quella di mento, labbra e guance), che normalmente non entra in gioco durante l’atto deglutitorio e magari non viene invece utilizzata l’appropriata muscolatura masticatoria.
Nella fase di crescita in cui le ossa sono fortemente plasmabili, uno schema motorio non fisiologico può causare l’insorgenza di alterazioni dento-scheletriche che a loro volta vanno ad influenzare negativamente la funzione, innescando così un circolo vizioso dal quale è difficile uscire se non si agisce in maniera adeguata.
Quali sono quindi le cause di una deglutizione disfunzionale? Sono diverse e sono legate a stili alimentari, abitudini errate o possono essere di origine ereditaria, genetica o generate da patologie.
Per quanto riguarda le prime, si annoverano “errori dietetici” riguardanti il mancato o breve allattamento al seno, lo svezzamento ritardato, l’uso prolungato di biberon e un’alimentazione povera di cibi duri da masticare. Lo svezzamento dovrebbe iniziare attorno al 6° mese e l’uso del biberon non dovrebbe portarsi oltre il 12° mese (avendo comunque cura di scegliere tettarelle adeguate, anatomicamente più simili possibili al seno materno ed evitare assolutamente fori troppo larghi che non stimolano affatto lo sforzo muscolare che invece richiede la suzione e che piuttosto lasciano defluire il liquido nel cavo orale del bambino solo grazie alla forza di gravità). Infine, la funzione masticatoria va stimolata attraverso un aumento della consistenza degli alimenti. Tipicamente ai bambini con deglutizione disfunzionale “non piace la carne”, e spesso il genitore riferisce in effetti difficoltà a masticarla. Infatti quella della carne è tra le consistenze più ostiche da masticare e forse quindi non è un problema di gusto, quanto piuttosto un problema a triturare e gestire un boccone per loro difficile.
Invece per quanto concerne le abitudini errate, si intendono tutte quelle parafunzioni che stimolano in maniera errata il distretto orale: succhiamento del dito o del ciuccio, del labbro o delle guance, lapis ed onicofagia. Questi vizi vanno a modificare la posizione linguale e la struttura delle arcate dentali conducendo a malocclusioni e deglutizione disfunzionale. Condizione essenziale infatti per la buona riuscita di una terapia miofunzionale è prima di tutto l’eliminazione di queste abitudini.
Tra le cause, venivano infine citati fattori ereditari che possono influenzare la forma del palato e delle vie aeree o il tipo di occlusione; fattori genetici riscontrabili in quadri sindromici con conseguente dismorfosi dell’apparato stomatognatico e poi specifiche patologie, ad esempio quelle molto frequenti nei bambini come ipertrofia adenoide o tonsillare e malattie allergiche che conducono a respirazione orale.
Questo problema della respirazione orale meriterebbe un capitolo a parte, dal momento che un bambino su tre (secondo recenti statistiche) respira male, cioè con la bocca e che l’aumento di questo fenomeno negli ultimi anni è stato addirittura del 50%. Ma per ora ci basti dire che se il naso è chiuso, la bocca sarà aperta e se la bocca sarà aperta si avranno ripercussioni negative sull’intero organismo (tra cui una deglutizione disfunzionale appunto, ma non solo). Più si respira a bocca aperta e meno il naso sarà pervio o comunque più facilmente si possono contrarre raffreddori, tonsilliti, otiti etc…; la digestione apparirà più lenta e faticosa per l’aria che si ingerisce durante l’alimentazione; la qualità del sonno subisce un peggioramento, che avrà come conseguenza disturbi quali irrequietezza e cali di attenzione; si possono verificare episodi di scialorrea o enuresi notturna o ancora si possono riscontrare anomalie cranio-maxillo-facciali dovute ad un anomalo posizionamento della mandibola che non si sviluppa normalmente a causa della postura alterata (bassa) della lingua durante la respirazione orale.
Insomma respirazione orale, abitudini viziate, alterazioni dento-scheletriche e squilibri della muscolatura oro-facciale, non permettono la normale e fisiologica evoluzione della funzione deglutotria, diventando causa ma anche conseguenza di una deglutizione disfunzionale, perché il perdurare di schemi motori atipici potenzia la disfunzione primaria. Come a dire, ad esempio, che se deglutisco male perché sono un respiratore orale, la mia deglutizione disfunzionale renderà ancora più difficile la possibilità che io possa respirare fisiologicamente dal naso.
Una corretta valutazione delle cause e conseguenze di uno squilibrio muscolare oro-facciale, sarà quindi fondamentale per impostare la giusta terapia, così come fondamentale sarà il coinvolgimento di figure professionali quali l’otorino, l’ortognatodonzista e l’osteopata.
L’età più indicata per questo tipo di terapia si aggira tra i 6 e gli 11 anni, per un maggior coinvolgimento e motivazione del bambino, ma ciò non toglie che si può agire prima, per lavorare sulla corretta igiene nasale, quindi la corretta respirazione, o l’eliminazione di abitudini viziate o si può lavorare dopo, da adolescenti o adulti. Le variabili sono tante e a causa della multifattorialità del processo patologico non ci può essere un iter terapeutico rigido e univoco, ma tendenzialmente la parte intensiva della TMF (terapia miofunzionale) dura circa 3 mesi, ai quali seguiranno controlli per verificare il consolidamento dei nuovi schemi motori appresi, fino alla totale acquisizione.