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11 Febbraio 2015 0

Il primo colloquio con la logopedista è innanzitutto un momento per “conoscere e farsi conoscere”, nonchè uno spazio di ascolto per esprimere dubbi e aspettative e ricevere chiarimenti.

É poi di fondamentale importanza per un iniziale inquadramento diagnostico del caso, che guiderà in parte le scelte nei successivi incontri di valutazione. Infatti verranno ripercorse, attraverso domande volte ai genitori, le tappe dello sviluppo del bambino.

Partendo dal presupposto che una buona diagnosi non è solo un’etichetta da dare ad un bambino, bensì l’inizio di scelte terapeutiche mirate e che concorre alla diagnosi una raccolta anamnestica ben condotta, allora scegliamo le giuste domande per avere le giuste risposte!

Al seguente link puoi trovare la raccolta anamnestica per il primo colloquio con la logopedista.

Manuela Ciuffa

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2 Ottobre 2014 0

La legge 289/90 è stata creata per aiutare le famiglie di bambini affetti da DSA a sostenere le spese necessarie per il benessere del figlio, ad esempio per l’acquisto di per PC, software per computer, medici specialisti (logopedista, psicologa).

Requisiti per l’indennità di frequenza DSA

Ecco i requisiti necessari per ottenere l’indennità di frequenza:

  • età del figlio fino a 18 anni;
  • essere cittadino italiano o UE residente in Italia, o essere cittadino extracomunicario in possesso del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo;
  • essere stati riconosciuti “minore con difficoltà persistenti a svolgere le funzioni proprie dell’età” (L. 289/90) o “minore con perdita uditiva superiore a 60 decibel nell’orecchio migliore”;
  • frequenza ad un centro di riabilitazione, a centri di formazione professionale, a centri occupazionali o a scuole di ogni grado e ordine;
  • non disporre di un reddito annuo personale superiore a Euro 4.795,57.

Per il 2014 l’importo è di 279,19€ al mese. L’indennità di frequenza viene erogata  durante tutto l’anno scolastico (9 mesi) per scuole di ogni ordine e grado, compreso l’asilo nido. Ogni anno a giugno l’indennità viene sospesa, andrà presentato a settembre il certificato di frequenza all’INPS e aspettare che venga nuovamente avviata, ci potrebbe volere qualche mese, ma verranno comunque accreditati tutti gli arretrati.

Procedura per la richiesta dell’indennità di frequenza

La prima cosa da fare è andare dal medico curante o dal pediatra e spiegare che si vuole attivare la procedura per la richiesta di indennità di frequenza all’INPS. Il medico dovrà emettere un certificato, da inviare per via telematica all’INPS, dove si attesta che il bambino è affetto da dislessia.

A questo punto bisogna recarsi presso il patronato dell’INPS entro 30 giorni e avviare la procedura di richiesta. Ora non resta che attendere (anche diversi mesi) che l’INPS vi contatti per fissare l’appuntamento con il medico legale.

La visita con il medico legale potrebbe essere stressante per vostro figlio, ecco perché è meglio prepararlo accuratamente, rassicurandolo e spiegandogli tutto quello che accadrà. Alla visita bisogna portare:

  • Tutta la documentazione riguardante la dislessia di vostro figlio (compresi i quaderni di scuola, se il bambino già scrive)
  • La documentazione raccolta durante le visite specialistiche (otorino, oculista, psicologo, neurologo)
  • La documentazione sulle spese da sostenere (terapia logopedica per DSA, ripetizioni, programmi compensativi, acquisto di PC e software…).
Dopo la visita non è detto che la richiesta sia accettata, per averne la certezza occorre attendere un po’ di tempo e la conferma arriva via raccomandata. Nella risposta viene indicato se la domanda è stata accettata del tutto o solo in parte e qual è la data di scadenza, dopo la quale andrà richiesto un nuovo appuntamento per analizzare la situazione del bambino.
A questo link c’è una documentazione più specifica che illustra tutta la procedura.
A questo link è possibile scaricare tutta la modulistica INPS “Autocertificazione dell’iscrizione/frequenza scolastica o universitaria di figli.”

 

 

Manuela Ciuffa

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27 Giugno 2014 0

Ecco il decalogo messo a punto dalla FLI (Federazione Logopedisti Italiani) per proteggere la voce e mantenerla bella il più a lungo possibile.

1. Imparate a respirare bene prima di iniziare a parlare e mentre state parlando: eviterete così di rimanere senza fiato e sforzare le corde vocali.

2. Avvicinatevi alle persone per parlare: eviterete di dover urlare.

3. Guardate in faccia le persone con cui state parlando: sarà più facile capirsi senza dover aumentare il volume.

4. Se qualcuno sta parlando, aspettate che finisca prima di iniziare voi: in questo modo non sarete costretti ad alzare la voce.

5. Se potete, non bisbigliate: è una cattiva abitudine che stanca le corde vocali.

6. Se siete raffreddati, avete l’influenza o il mal di gola, cercate di non parlare troppo: affatichereste inutilmente la voce.

7. Non parlate mentre state facendo ginnastica, correndo o spostando oggetti pesanti: sarebbe un eccessivo sforzo per le corde vocali.

8. In alcune posizioni, la voce fa più fatica a venire fuori: non sforzatela.

9. Cercate di parlare meno quando siete al parco giochi, allo stadio, in cortile, a un concerto o in posti molto grandi e affollati: per farvi sentire sareste costretti a sforzare la voce.

10. I luoghi molto freddi, troppo caldi o dove ci sono persone che fumano non sono il posto ideale per esercitare la voce.

Manuela Ciuffa

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27 Maggio 2014 0

Fin dagli anni ’60 sono stati numerosi gli studi che davano risalto all’importanza dell’input linguistico fornito dal genitore per lo sviluppo del linguaggio del proprio figlio. Madre e bambino hanno entrambi un ruolo attivo e giungono insieme alla costruzione e condivisione di conoscenze.

Esistono 5 stili genitoriali che ora brevemente riassumo:

TUTORIALE: la mamma ripete, espande o riformula i concetti espressi dal figlio; richiama l’attenzione su esperienze passate condivise e incoraggia il figlio con lodi verbali e non-verbali

CONVERSAZIONALE: la mamma cerca di mantenere attive le linee di comunicazione con domande aperte, commenti o comportamenti empatici o fornendo auto-risposte a domande formulate da lei stessa

DIDATTICO: come una brava maestra la mamma rivolge al bambino domande chiuse, chiede di ripetere o denominare e fornisce informazioni e dimostrazioni o correzioni laddove necessario

CONTROLLO: la mamma interviene verbalmente o non per dirigere o modificare le azioni e l’attenzione del bambino verso un’altra situazione, diversa da quella che stava già agendo il figlio

ASINCRONICO: la mamma ignora comportamenti del figlio rivolti a lei e sovrappone le sue azioni (o parole) a quello che il bambino stava già facendo, cercando di cambiare argomento

 

I primi tre stili sono quelli vincenti, quelli cioè che una volta adottati stimoleranno al meglio il vostro bambino. Perciò insegnate, conversate e “fate da tutor” a vostro figlio, ponendo attenzione alle sue iniziative così da accoglierle e condividerle; senza pretendere di avere il controllo ma lasciando ampio spazio alla fantasia!

Manuela Ciuffa

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23 Aprile 2014 0

Sfatiamo alcuni luoghi comuni sul bilinguismo…

 

Qualsiasi esposizione ad una seconda lingua porta ad essere bilingui. Non è così: la quantità e la qualità dell’input linguistico che forniamo al bambino sono cruciali! Il bilinguismo non è una tecnica, è un tipo di educazione che quindi necessità di flessibilità e adattamento; l’ambiente linguistico in cui immergiamo il bambino deve essere sempre ricco e stimolante; c’è bisogno di un impegno costante almeno fino ai 7-8 anni di vita, così da garantire un’esposizione bilanciata per un bilinguismo armonioso. Importate la regola d’oro UN GENITORE-UNA LINGUA.

 

In secondo luogo sfatiamo il mito delle difficoltà linguistiche o della confusione che l’esposizione a due (o più) lingue potrebbe creare… Falso! Il bilinguismo non comporta nessun costo cognitivo/linguistico per il bambino, quello che c’è di vero è un’apparente ritardo iniziale nell’acquisizione del linguaggio, dovuta al fatto che il bambino sta acquisendo due lingue con due lessici separati che progrediscono in maniera diversa a seconda dell’esposizione.

 

Non è poi nemmeno vero che il bilinguismo porti a difficoltà scolastiche, così come non è decisiva la scelta della lingua nella quale insegnare a leggere e scrivere, dal momento che le competenze necessarie agli apprendimenti scolastici acquisite in una lingua verranno poi trasferite anche all’altra.

 

In definitiva il bilinguismo è una ricchezza, studi dimostrano che bambini bilingui hanno maggiori capacità di concentrazione, sono più abili nel generalizzare regole provenienti da input misti, sono più creativi e hanno un pensiero più flessibile. Inoltre il bilinguismo facilita il successo accademico, l’integrazione sociale e lavorativa. Ogni lingua è preziosa, non ce n’è una più difficile di un’altra e tutti i bambini possono imparare!

 

Dal momento comunque che il bilinguismo non è la causa ma nemmeno un antidoto contro i DSL, consiglio di rivolgersi ad uno specialista se il bambino mostra in almeno uno delle lingue le seguenti difficoltà:

-a 3 anni il bambino ha difficoltà ad esprimersi combinando 2 o più parole, il linguaggio risulta inintelligibile e si    notano difficoltà di attenzione

-a 4 anni il bambino balbetta o ripete parole senza comprenderle, gli altri faticano a capirlo e usa parole non adeguate al contesto

-a 5 anni non compone frasi complete e non segue le consenge

 

Manuela Ciuffa

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19 Marzo 2014 0

NAPOLI – «Se non ti serve più, regalalo a noi», così Maurizio Capone invita a donare oggetti di uso comune (tastiere, mouse, giochi e molto altro) all’ausilioteca dell’associazione «Ipertesto».

“Un luogo dove questi oggetti – spiega il presidente Francesco Bianco – potranno diventare ausili per giovani e adulti con difficoltà d’accesso alla comunicazione e alla didattica” Per maggiori informazioni contattate l’associazione tramite il sito ipertesto.org, oppure al numero 081 5790743».

In sintesi si tratta di regalare cose che non servono più, perché vecchie o rotte, all’associazione vomerese che provvederà a trasformarle in qualcos’altro, in modo che potranno essere d’aiuto a ragazzi con disabilità. Con simpatia e capacità, Capone trasforma una tastiera in un tamburo, un barattolo in uno xilofono. “Ogni oggetto può diventare qualcosa di impensabile. Quello che a noi non serve più, per molte persone può essere importante».

Questa filosofia di vita, divenuta arte sin dai tempi della nascita dei BungtBangt, nel 2000, quando Capone creò quello che a tutti gli effetti era un laboratorio permanente adatto a realizzare una nuova, esplosiva, idea della musica, unisce in sé e dà vita a sani principi e valori: l’aiuto al prossimo, il rispetto per l’ambiente e il saper lavorare insieme per un obiettivo comune.

Manuela Ciuffa

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16 Gennaio 2014 0

In assenza di anomalie organiche e con una suzione adeguata nel periodo dell’allattamento, si possono prendere in considerazione le seguenti tappe come punti di riferimento per un corretto sviluppo delle funzioni orali:

  • portarsi alla bocca mani o giocattoli per esplorarli intorno ai 4-5 mesi
  • capacità di controllare la saliva affinché non fuoriesca dalla bocca a partire dai 4-5 mesi
  • bere al bicchiere è possibile già dai 5 mesi, perciò se il bambino continua a preferire il biberon anche dopo, utilizzerà la suzione oltre il limite fisiologico (probabilmente per il puro piacere di succhiare)
  • intorno ai 5 mesi si può avviare l’uso del cucchiaio, inizialmente accostandolo tra le labbra perché il bambino possa succhiare (non mettere la pappa sulla punta della lingua perché ancora non sarebbe in grado di spingerla indietro e non metterla in fondo alla bocca altrimenti si sentirebbe soffocare). L’uso corretto si dovrebbe raggiungere intorno ai 12 mesi.
  • il riflesso che fa scattare la lingua fuori dalla bocca non appena una sostanza sconosciuta viene posta sulla lingua del neonato si attenua verso i 6 mesi, consentendo il passaggio ai cibi solidi. Accertarsi in questa fase dell’eventuale difficoltà ad accettare nuovi sapori e nuove consistenze.
  • a circa 24 mesi i movimenti della masticazione diventano automatici, e a 3 anni si hanno atti masticatori completi. Se oltre questa età il bambino continua a preferire pappe a consistenza cremosa (o comunque cibo tritato/schiacciato), la sua muscolatura rischia uno sviluppo non adeguato.

Fonte: Presa in carico ed intervento dei disturbi dello sviluppo – a cura di Enrica Mariani, Luigi Marotta, Manuela Pieretti – Casa Editrice Centro Studi Erickson

Manuela Ciuffa

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24 Giugno 2013 0

Nell’ambito del progetto “Finger Talks”, marchio dedito ad applicazioni didattiche per i disturbi dell’apprendimento, nasce “Immaginario”, un’app studiata per sopperire alle difficoltà di comunicazione del bambino autistico. Facendo leva sui principi della CAA (comunicazione aumentativa alternativa), Immaginario aiuta l’adulto (terapista, genitore, educatore…) che quotidianamente ha a che fare col bambino con disabilità, sostenendo la comunicazione attraverso l’uso di immagini.

L’app di Immaginario è disponibile in due versioni: completa al prezzo di € 14,99 e lite, che è gratuita ed è una versione di prova. Nella versione completa si hanno a  disposizione più di 1.200 simboli e la possibilità di creare carte e categorie personalizzate, manca invece la sintesi vocale, che è stata sostituita dalla possibilità di registrare la propria voce. Immaginario è strutturata in 4 sezioni: Immagini, Frasi, Agenda e Parole mie. Tutte sono state progettate per essere attraenti e motivanti per i più piccoli, sono perciò facilmente accessibili e utilizzabili, con grafiche colorate e divertenti.

È lodevole che la tecnologia mobile venga sfruttata per scopi educativo-didattici, quindi un ringraziamento ad Anna Lequio, fondatrice del progetto, nonché a tutti coloro che con amore ed impegno, dedicano tempo ed energie per capire e migliorare la qualità della vita di bambini con disabilità cognitive.

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download app apple

Manuela Ciuffa

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29 Aprile 2013 0

Un aspetto che di frequente denunciano le famiglie di bambini ADHD (sindrome da Deficit Di Attenzione e Iperattività – DDAI) è l’isolamento sociale in cui si vengono a trovare nel corso degli anni, a causa del rifiuto e allontanamento dei parenti più stretti, nonché di amici, che etichettano i genitori come incapaci di educare i figli e questi ultimi come maleducati e viziati o pigri. Tutto ciò porta ad un certo ritiro socio-relazionale della famiglia.

È importante, dopo aver superato sensi di colpa e offese ricevute, far capire ad amici, parenti e insegnanti, la vera natura dei comportamenti del proprio figlio, da un punto di vista scientifico. Soprattutto è importante affrontare la terapia ADHD del bambino senza rinunciare alla possibilità di essere aiutati, non solo dai professionisti che ruotano attorno al bambino, ma anche da persone care che quotidianamente hanno a che fare con queste famiglie.

Un augurio è che tutti i genitori possano trovare la forza di aprirsi con amici e parenti e, lavorando insieme sui punti di forza e di debolezza del bambino, trovare il modo migliore per gestire i momenti difficili e raggiungere tutti insieme una migliore qualità della vita.

Fonte: Presa in carico ed intervento dei disturbi dello sviluppo – a cura di Enrica Mariani, Luigi Marotta, Manuela Pieretti – Casa Editrice Centro Studi Erickson

Manuela Ciuffa


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